L’ultimo weekend di novembre dovrebbe iniziare la stagione sciistica 2020 / 2021 sulle Dolomiti. Questi, almeno, sarebbero i programmi degli addetti ai lavori, come annunciato da Dolomiti Superski, il consorzio che raggruppa le 12 principali stazioni invernali dislocate tra Trentino Alto Adige e Veneto.
Quest’anno, però, l’apertura degli impianti e delle piste è tutt’altro che scontata, almeno per quanto riguarda le date previste. Tutto infatti dipende dall’evoluzione dell’emergenza Coronavirus e dai relativi provvedimenti per il contenimento dell’epidemia.
Abbiamo intervistato Renzo Minella, presidente di ANEF Veneto (ANEF è l’acronimo di Associazione Nazionale Esercenti Funiviari), per avere il quadro aggiornato della situazione ad oggi, 6 novembre 2020.
Intervista a Renzo Minella, presidente ANEF Veneto

Presidente Minella, quali prospettive ci sono per l’avvio della prossima stagione invernale?
L’incertezza è tanta e purtroppo è impossibile ad oggi fare previsioni. In questi giorni non ci sarebbero neppure le condizioni per iniziare a preparare le piste, viste le alte temperature non adatte al funzionamento dei sistemi di innevamento. Però, come sappiamo, le condizioni meteo potrebbero cambiare repentinamente e se il clima diventasse più rigido qualcosa inizieremmo a fare, nonostante tutti i dubbi del caso.
Quali sono le vostre principali preoccupazioni?
Preoccupazioni ce ne sono tante, su tutti i fronti.
Di fatto l’ultimo DPCM ha posticipato di una settimana i termini fissati da quello precedente, che imponeva la chiusura degli impianti nei comprensori sciistici al pubblico per gli appassionati di sci (un altro discorso riguarda invece gli atleti, cui sono consentiti gli allenamenti). In generale però il quadro non è mutato: intanto il tempo passa e i dubbi restano.
Cosa succederà il 4 dicembre?
Impossibile saperlo ora, impossibile fare programmi. Ciononostante dovremo capire come procedere con l’innevamento programmato. Innevare le piste per noi è un investimento importante che si ripaga con i passaggi degli sciatori. Di certo non potremo contare sugli stranieri e questo è già un fattore negativo importante, compromettente in partenza per la stagione. E se non potranno arrivare neppure i turisti dalla Lombardia come accade ora? Insomma, tra qualche ci giorno dovremo fare tutte le valutazioni del caso. La domanda potrebbe essere: facciamo neve per chi?”.
Quindi potreste tenere spenti i cannoni sparaneve?
No. Se le temperature lo consentiranno, inizieremo a produrre neve. Magari non servirà subito, ma tornerà utile successivamente. Le finestre di freddo che l’inverno ci concede sono di pochi giorni. Se non le sfruttiamo sono perse.
E sul fronte delle restrizioni, quali sono le vostre speranze?
Attendiamo ancora che il Governo e il Comitato tecnico scientifico recepiscano il protocollo realizzato da Anef con l’ente di normazione UNI contenente le “Linee guida relative alle misure per il contenimento del rischio di contagio da COVID-19 del comparto turistico – Impianti di risalita“. La speranza è che quel documento, al quale abbiamo lavorato dalla scorsa estate, diventi un riferimento sul quale possiamo basarci per organizzare l’attività nei comprensori. Avere il parere favorevole da entrambi gli enti sarebbe un bel passo avanti. Questo è quello che ci servirebbe ora: un protocollo certo sul quale poter fare affidamento per capire come muoverci. Però è necessario che il protocollo contenga delle prescrizioni attuabili e non restrittive o incoerenti al punto da metterci in difficoltà e costringerci a tenere comunque fermi gli impianti”.
Intervista a cura di Andrea Ciprian