Nel territorio delle Dolomiti – dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2009 – ci sono alcuni luoghi interessati da un fenomeno di overtourism: un afflusso turistico esagerato e concentrato in un’area limitata, tanto notevole da diventare eccessivo, soprattutto in alcuni periodi dell’anno.
Tra le mete più frequentate ci sono il Lago di Braies e le Tre Cime di Lavaredo: proprio questi due luoghi famosissimi sono stati oggetto di uno studio pilota condotto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e del Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Oltre a questi due hotspot, i luoghi delle Dolomiti sottoposti a un massiccio (e incontrollato) afflusso turistico sono molti di più: pensiamo ad esempio al Lago di Sorapis, tra le Dolomiti Ampezzane, che ormai da anni viene letteralmente preso d’assalto da frotte di visitatori, spesso male equipaggiati, impreparati e irrispettosi della bellezza e delicatezza del luogo.
Troppe persone in pochi luoghi dall’ecosistema delicatissimo: necessario intervenire ora per trovare soluzioni condivise
“La pressione su aree eccezionali, ma anche fragili e sensibili, ha superato il limite di tollerabilità. Troppe persone concentrate in pochi luoghi, in pochi periodi dell’anno. Se si oltrepassa il limite si mette a rischio anche lo sviluppo futuro”, ha affermato l’assessora della provincia autonoma di Bolzano Maria Hochgruber Kuenzer.
Insomma, la soglia di tollerabilità è ormai superata da tempo. Sulle Dolomiti, alcuni luoghi di eccezionale bellezza e inestimabile valore naturalistico si sono trasformati in attrazioni per turisti mordi e fuggi. La natura ne risente (pensiamo alla tutela dell’ecosistema minacciato dalla pressione antropica e dalla mole di rifiuti abbandonati senza rispetto), l’esperienza di visita da parte dei turisti perde unicità e significato e viene compromessa la qualità della vita delle persone che vivono sul territorio.
“Questo è un campanello d’allarme a cui dobbiamo prestare particolare attenzione: la soluzione è porre dei limiti, intesi quale opportunità. A noi il compito di gestire insieme la situazione individuando soluzioni condivise. I dati scientifici costituiscono una base efficace a tal fine”, ha detto l’assessora. “Dobbiamo essere in grado di offrire alle persone, ai turisti e ai residenti, la qualità di vita e di visita che si aspettano. Quantità e qualità non sono conciliabili“, ha concluso.
Troppi turisti al Lago di Braies (Foto: ASP/Parchi naturali/Josef Hackhofer) Tre Cime di Lavaredo in estate (Foto: ASP/Parchi naturali/Josef Hackhofer)
Troppi visitatori al Lago di Braies e alle Tre Cime: lo studio della Fondazione Dolomiti Unesco e le possibili soluzioni
Si è svolta oggi presso la Provincia di Bolzano la conferenza stampa per presentare i risultati dello studio innovativo della Fondazione Dolomiti UNESCO e del Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Erano presenti il professor Jan Van der Borg, responsabile del team di ricerca internazionale, il presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina e l’assessora della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige Maria Hochgruber Kuenzer. A Marcella Morandini, direttore della Fondazione, il compito di moderare l’incontro.
Al centro dello studio ci sono il Lago di Braies e le Tre Cime di Lavaredo. Due dei luoghi più famosi delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO, oggetto di particolare attenzione da parte di visitatori provenienti da tutto il mondo, che con il loro afflusso sottopongono questi gioielli naturali a un carico eccessivo.
Sovraffollamento generalizzato, code e chiasso impattano sull’ambiente e sulla qualità della visita e della vita delle comunità locali. Il limite della capacità di carico su queste due zone prese in esame quali aree pilota è il tema centrale dello studio.
L’obiettivo dell’indagine è promuovere una gestione più sostenibile dei flussi di visitatori nel rispetto dell’ambiente, nonché della sostenibilità economica e sociale. Lo studio sarà portato a termine entro la fine del 2020.
“La Fondazione Dolomiti UNESCO ha compiuto il primo passo, ora spetta agli amministratori delle rispettive aree agire e compiere le scelte politiche”, afferma il presidente della Fondazione, Mario Tonina, assessore e vicepresidente della Provincia di Trento. “Abbiamo la responsabilità di mantenere l’ecosistema e anche la possibilità di trovarvi ristoro, ma non dobbiamo dimenticare gli abitanti che sono coloro che mantengono i paesaggi di queste aree e che in queste aree devono mantenere la propria identità”, fa presente l’assessora allo sviluppo del territorio e paesaggio, e membro del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione, Maria Hochgruber Kuenzer.
Lo studio è stato condotto utilizzando i dati relativi al 2018
Lo studio sulle due aree pilota – Lago di Braies e Tre Cime del Lavaredo – è stato condotto utilizzando i dati riferiti relativi al 2018 e i big data (dati delle celle telefoniche raccolti in forma anonima e aggregata insieme ai dati dei social network) provenienti da Vodafone Analytics, TripAdvisor, ISTAT e Banca d’Italia.
Gli esperti hanno quindi valutato gli impatti dei flussi annuali di visitatori nelle due aree e la rispettiva capacità di carico (ambientale, sociale ed economica) e suggerito misure d’intervento.
Sulle aree di Braies e le Tre Cime si è in attesa dei dati sulla stagione 2020, che evidenzieranno l’impatto del Coronavirus su un’estate anomala.
Oltre 17.400 persone al giorno al Lago di Braies, oltre 13.400 alle Tre Cime: ben oltre la capacità di carico che questi luoghi possono sopportare
Il professor Jan Van der Borg, responsabile del team di ricerca internazionale, ha spiegato gli esiti dello studio da cui emergono alcuni suggerimenti in riferimento alla capacità di carico degli hotspot.
Com’è facile immaginare, la quantità di persone spesso è in contrasto con la qualità dell’esperienza vissuta.
Nella zona del Lago di Braies, il numero di visitatori durante l’estate (giugno-settembre 2018) è di molto superiore alla capacità di carico del sito, con giornate di picco di oltre 17.400 persone al giorno e una densità fino a 188 persone per ettaro.
Ricordiamo che gli abitanti di Braies sono in tutto 650, mentre le presenze dei visitatori ammontano a ben 1,6 milioni all’anno.
Per quanto riguarda le Tre Cime di Lavaredo, invece, i dati raccolti parlano di picchi superiori alle 13.400 persone al giorno.
Un campanello d’allarme – riferisce la Fondazione – consiste nel fatto che la valutazione delle qualità dell’esperienza di visita sia in calo, soprattutto nelle giornate di sovraffollamento.
Capacità di carico consigliate? 1.500 persone al giorno a Braies, 2.700 alle Tre Cime
Lo studio indica la capacità massima che i due luoghi esaminati potrebbero sopportare in condizioni ottimali.
Se l’area del Lago di Braies viene considerata come parco naturale, il limite consigliato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo è di 1.500-2.500 persone al giorno. Se considerata come area escursionistica, il limite sarebbe di 4.500–6.000 persone al giorno.
Per quanto riguarda la qualità della visita da parte di turisti ed escursionisti potrebbe restare a livello medio con un limite di 9.000 persone al giorno, se si considerano questi luoghi come un’attrazione e si esamina la percezione delle persone che li visitano.
Per l’area delle Tre Cime di Lavaredo se il sito viene considerato come parco naturale il limite consigliato per il carico naturale è di 2.700–3.000 persone al giorno. Limite che sale a 7.000–7.500 persone al giorno se considerato come area escursionistica. In riferimento alla qualità della visita da parte di turisti ed escursionisti, l’esperienza potrebbe risultare di media qualità se si pone un limite di 4.000 persone al giorno.
Come risolvere il problema? Regolamentare l’accesso, limitare il traffico delle auto, favorire una gestione condivisa
Dallo studio emergono alcune chiare indicazioni gestionali, e le azioni immediate concernono la regolamentazione dell’accesso a questi luoghi naturali delicati quanto eccessivamente frequentati.
Lago di Braies: necessario continuare a regolamentare l’accesso
Per il Lago di Braies il processo di regolamentazione è già in corso da alcuni anni, con l’introduzione di un servizio di bus navetta e di prenotazione obbligatoria.
Negli ultimi anni, infatti, il Lago di Braies ha assistito a una radicale trasformazione delle modalità di accesso. Nella zona sono stati creati diversi parcheggi a pagamento e in alcuni periodi dell’anno è in vigore una regolamentazione che limita il numero massimo di visitatori che intendono accedere a Braies con i propri mezzi privati.
Tre Cime di Lavaredo: ridurre il traffico, incentivare l’accesso con mezzi sostenibili, diversificare e monitorare
Per l’area delle Tre Cime di Lavaredo, invece, dallo studio emerge la necessità di agire per ridurre drasticamente il traffico e, quindi l’accesso tramite la strada a pagamento che sale al Rifugio Auronzo da Misurina. Bisogna invece favorire il raggiungimento dell’area con mezzi pubblici. come abbiamo scritto già tempo fa nell’articolo che spiega come arrivare alle Tre Cime di Lavaredo. Sarebbe opportuno incentivare sempre più gli accessi a piedi o in bici, e penalizzare l’utilizzo dei mezzi a motore privati.
Traffico per arrivare alle Tre Cime (Foto: Fondazione Dolomiti UNESCO/Moreno Geremetta) Auto in coda a Misurina (Foto: Fondazione Dolomiti UNESCO/Moreno Geremetta)
Un altro suggerimento emerso dall’analisi è di personalizzare l’esperienza di visita e la modalità di accesso per diverse tipologie di turisti (residenti, turisti, escursionisti, per provenienza, ecc.).
Inoltre, sarebbe opportuno creare momenti di fruizione diversi puntando alla destagionalizzazione e alla diversificazione spaziale, incentivando la visita di altre aree delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO.
Come azioni di governance viene proposta l’istituzione di un osservatorio per il costante monitoraggio dei flussi di visitatori e dei vari livelli di sostenibilità.
Fondamentale, infine, la promozione di una più efficace collaborazione a livello territoriale e la costituzione di una cabina di regia per una migliore governance interregionale e l’attuazione di una visione strategica condivisa.
L’indagine prosegue con il Lago di Tovel (Trentino, Dolomiti di Brenta)
“Con questo studio abbiamo iniziato un importante processo di monitoraggio delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO che consente a noi decisori di avere dati precisi accurati come sui quali basare la nostra azione. Sappiamo quanto l’epidemia da Covid-19 abbia fatto aumentare il desiderio di visitare le aree di montagna a scopo ricreativo. Questo è uno dei motivi per cui vogliamo continuare sulla strada che abbiamo intrapreso“, ha detto il presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina.
Prossimamente il metodo d’indagine verrà esteso anche ad un’altra area studio, il Lago di Tovel, nelle Dolomiti di Brenta.
L’auspicio è che si riesca a radicare sempre più la consapevolezza di quanto sia fondamentale e imprescindibile garantire un’efficace collaborazione interregionale a tutti i livelli, gestendo questo Patrimonio come un unicum, dal Brenta alle Dolomiti Friulane.
