Informazioni
Rifugio Lunelli, Rifugio Berti
Tabacco di rifermento: Dolomiti di Auronzo e del Comelico
Questa escursione, breve ma davvero piacevole e varia, ci porta tra le più belle Dolomiti della Val Comelico, in un ambiente grandioso e ricco di bellezze naturali e di riferimenti storici. Qui di seguito troverete la descrizione completa dell’itinerario che conduce dal rifugio Lunelli al rifugio Berti, per poi proseguire verso l’ex rifugio Sala e il magnifico belvedere sul Vallon Popera.
Come arrivare al Rifugio Berti?
La partenza dell’escursione più classica che porta al rifugio Berti è dal rifugio Lunelli, a 1568 metri di quota, raggiungibile da Padola, attraverso la Valgrande.
Per chi volesse aggiungere un po’ di dislivello da consumare sulle proprie gambe, è possibile partire a piedi dalla località Bagni di Valgrande, che si trova al limitare del centro abitato di Padola a 1277 metri di altitudine.
Questa variante si snoda lungo un sentiero dedicato, separato dalla strada e quindi dal traffico dei mezzi a motori. Se volete farla a piedi, considerate di aggiungere circa un’ora di cammino. Altrimenti, si può arrivare al Lunelli direttamente con la propria auto.
Dal Lunelli al rifugio Berti
Dal rifugio Lunelli, si prende il sentiero CAI 101, che comincia largo e con un fondo di ghiaia bianca. Poi, lentamente si restringe mentre risale dolcemente la località Selvapiana. Ben presto comincia a farsi più ripido e gradinato, con uno zig zag più serrato che ci fa guadagnare rapidamente quota.
Alla nostra destra, piccole cascate creano suggestivi giochi d’acqua scorrendo tra le pareti verticali del Creston Popera e con il loro zampillare accompagnano ogni passo. Sarà un piacere osservarle, fermandosi a riprendere fiato. Procedendo lungo il sentiero e orientando lo sguardo a valle si apre un ampio panorama, in cui in basso riconosciamo il rifugio Lunelli.
Ad un certo punto del cammino, si arriva in vista del rifugio Berti, che ci aspetta a 1950 metri di altitudine, al limitare della vegetazione. Un ultimo sforzo ci consente di raggiungere il rifugio, dai caratteristici balconi rossi.
Il rifugio Berti è un luogo ideale in cui sostare grazie all’affabile accoglienza della famiglia Martini, che lo gestisce dal 1978. Bruno Martini e la moglie Rita Zandonella, sguardo limpido e sorriso luminoso sul volto di entrambi, sono i due custodi di questo presidio alpino circondato dalle Dolomiti del Popera.
Una missione, la loro, non priva di difficoltà. Nell’estate 2023, due importanti colate detritiche hanno scaricato una mole spaventosa di materiale dal ghiaione a pochi metri dal rifugio, seppellendo tra massi e fango la cabina della turbina che alimentava il rifugio. Poco più su, il sentiero che porta al passo della Sentinella (puntinato sulle mappe escursionistiche, che significa difficile, con segnavia, per esperti), richiede spesso impegnativi interventi di sistemazione, di frequente è inagibile ed è sempre da evitare in caso di piogge o temporali.
Rifugio Berti: difficoltà dell’escursione
L’escursione che porta al rifugio Berti rappresenta un itinerario molto conosciuto per chi soggiorna a Padola o in generale in Comelico. Questo percorso è amato anche dalle famiglie, purché bambini e ragazzi siano abituati a camminare su diversi tipi di terreni e a superare situazioni non sempre agevoli, come piccoli guadi del ruscello o brevi traversi su fondo non sempre stabile.
Parlando di difficoltà, pur trattandosi di soli 400 metri di dislivello, questa escursione richiede una certa dose di esperienza di montagna. E in effetti l’ambiente che raggiungeremo presenta caratteristiche che solitamente si incontrano a quote ben più elevate.
Antonio Berti, chi era costui?
Dal 1962, ai margini del Vallon Popera si staglia il rifugio intitolato ad Antonio Berti, un personaggio che merita almeno una breve presentazione.
Nato a Vicenza del 1882, tenente medico, fu uno dei primi accademici del Club Alpino Italiano. Nel 1908 uscì “Le Dolomiti del Cadore”: una guida alpinistica, un unicum, all’epoca. Vent’anni dopo, pubblicò la guida turistico-alpinistica Le Dolomiti Orientali. Due pietre miliari e un riferimento assoluto per chi desiderava imparare a conoscere le cime sfogliando pagine ricche di informazioni e accurati disegni. Grazie a queste pubblicazioni di grande valore, Berti può essere considerato un pioniere dell’editoria di montagna. Un “Cantore delle crode”, che ha esplorato e descritto con dovizia di particolari queste montagne.
“Questo gruppo domanda ancora tanto studio, specialmente da parte degli italiani; è necessario chiarire, per quanto possibile, la topografia e la toponomastica, che sono ancora molto oscure. Sono vette sul confine fra Regno d’Italia e Impero austro-ungarico…“
scriveva Antonio Berti a proposto di queste cime.
Quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, quelle crode si ritrovarono presto ad essere teatro del fronte, tutto il materiale sulle vie dolomitiche che Berti aveva raccolto rappresentava materiale prezioso per lo stato maggiore. Lo stesso Berti, arruolato come volontario tra gli Alpini del battaglione Val Piave, si rese protagonista di molti eventi bellici. Fu, ad esempio, l’ideatore dell’epica impresa che portò a posizionare un faro sulla vetta della cima grande di Lavaredo e di un cannone, poco più sotto, a 2850 metri di quota.
Una curiosità sul rifugio Berti
Tra i tantissimi escursionisti che hanno lasciato una traccia del loro passaggio sul libro del rifugio Berti, ce n’è uno davvero speciale. Il 10 luglio 1987, papa Giovanni Paolo II si spinse quassù e siglò la pagina apponendo la firma di Johannes Paulus II.
Rifugio Berti e Vallon Popera
Per chi volesse proseguire l’escursione, dal Rifugio Berti si aprono davanti diverse possibilità. Innanzitutto il Vallon Popera, magnifico vallone detritico che ogni anno con i suoi movimenti costringe ad un’intensa manutenzione dei sentieri per raggiungere il passo della Sentinella (vedi sopra).
Dal rifugio Berti partono 3 sentieri per altrettante ferrate: il 101 che porta prima al lago di Popera e volendo alla ferrata Zandonella alla Croda Rossa, il 124 che porta alla nuova via ferrata Colesei e infine una traccia di sentiero che ci conduce alla via ferrata Roghel.
Il Belvedere e l’ex rifugio Olivo Sala
Lasciando perdere le vie ferrate, da percorrere solo se dotati di preparazione e attrezzatura adeguati, prima di scendere a valle dal rifugio Berti si può allungare un po’ l’escursione con una visita al piccolo lago di Popera o al belvedere del Creston Popera. Dal rifugio, si seguono le indicazioni che portano al lago o al rifugio Sala.
Il belvedere
Salendo tra i mughi, in breve si raggiunge il belvedere da cui si gode di un’ottima vista sulle guglie che stringono in un abbraccio di roccia il Vallon Popera, ma anche sulla val Comelico, le creste di confine e il col Quaternà. In corrispondenza del punto panoramico, un’installazione in metallo aiuta a riconoscere i nomi delle vette. Attorno, si vedono i resti delle trincee: sono numerosi, in zona, i segni lasciati dalle opere della prima guerra mondiale.
L’ex rifugio Olivo Sala
Poco distante dal belvedere, merita una sosta anche l’ex rifugio Olivo Sala, incastonato nella pietra, con un suggestivo balcone sulla val Comelico.
Ritorno al rifugio Lunelli e a Padola
Prima di ritornare a valle ripercorrendo a ritroso il sentiero 101 che porta al Lunelli, una sosta al rifugio Berti assicura un abbondante pranzo, con piatti dalle porzioni davvero generose. Da non perdere assolutamente le mitiche frittelle di mele o le zopes, fatte con il pane.
Dal rifugio Berti al Lunelli si seguono le indicazioni e si scende lungo lo stesso sentiero dell’andata, soffermandosi ogni tanto a ricomprendere con lo sguardo la maestosa cornice del Popera che ci lasciamo alle spalle, mentre perdiamo quota scendendo al punto di partenza di questa gratificante escursione.
Escursione al rifugio Berti, tutte le foto:
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Prudenza in montagna
⚠️ Raccomandiamo sempre la massima attenzione e la preparazione adeguata per affrontare con PRUDENZA ogni escursione. Rispettiamo tutti le raccomandazioni del Soccorso Alpino: prima di approcciarci ad un'uscita in montagna è fondamentale consultare i bollettini meteo e valanghe, studiare in modo approfondito le caratteristiche dell’itinerario sulla mappa escursionistica, valutare con consapevolezza il proprio livello di allenamento e utilizzare sempre equipaggiamento e attrezzatura adeguati. Prima di partire per un'escursione è bene informarsi presso gli uffici turistici locali e contattare i rifugi della zona per avere notizie aggiornate sulla percorribilità dei sentieri.